Siamo lieti ed onorati di ospitare nel nostro Osservatorio uno dei principali protagonisti degli ultimi decenni del real estate in Italia, il Dott. Pierre Marin, CEO e Presidente del Consiglio di Amministrazione di JLL Italia.
Arrivato a Milano nel 2001, ha accompagnato la crescita della Società focalizzandosi in un primo tempo sui business di Agency e di Corporate Solution, per poi essere messo a capo delle attività di Investment, Advisory e Development Services. Tra gli importanti traguardi raggiunti da Pierre in JLL, spiccano l’apertura dell’ufficio di Roma e il lancio della società Tétris Design & Build in Italia.
Pierre Marin vanta una carriera quasi trentennale nel mondo del Real Estate. Laureato in Economia all’Università Paris II, ha iniziato la sua carriera presso la Caisse des Dépots a Parigi per poi passare a CBRE, dove si è occupato dei servizi di Agency e Corporate Client. Arrivato in Jones Lang LaSalle nel 1997, Pierre si è occupato di cessioni e acquisizioni, sviluppo e consulenza per proprietari e tenant operanti nel mercato di Parigi e successivamente per quelli di Milano e Roma. Pierre è iscritto all’Albo degli Agenti di Affari in Mediazione presso la Camera di Commercio di Milano ed è membro del Royal Institution of Chartered Surveyors (RICS).
Buongiorno Dottor Marin, vuole raccontarci la sua giornata tipo in questa fase di emergenza Coronavirus?
Dall’inizio della pandemia la mia priorità è stata di tutelare la salute e la sicurezza dei dipendenti e dei clienti di JLL. Da subito abbiamo richiesto a tutto lo staff di lavorare da remoto predisponendo adeguate misure precauzionali. JLL ha adottato una modalità di lavoro smart già da diversi anni, avevamo quindi a disposizione le tecnologie necessarie per garantire continuità operativa; in questa fase l’obiettivo è stato quindi quello di mantenere attiva la nostra community interna, supportando allo stesso tempo al meglio i nostri clienti che, come noi, stanno affrontando questa difficile situazione.
La comunicazione diventa quindi essenziale: che sia con i nostri manager, lo staff o i nostri clienti, è cruciale ascoltare le esigenze e le necessità di ciascuno. Di conseguenza, partecipo a numerose video call e meeting nel corso della giornata utilizzando i vari strumenti a disposizione.
Come ripetiamo spesso ai nostri dipendenti, in questi giorni di remote working è più che mai necessario mantenere un buon equilibrio tra la sfera lavorativa e la sfera professionale. Personalmente cerco di ritagliarmi dei momenti per praticare lo yoga, fare sport e suonare la batteria.
Il 2019 ha chiuso registrando buoni segnali di ripresa del settore immobiliare. Che impatto prevede che avrà questa crisi in generale sull’andamento del mercato?
Il 2019 è stato un anno molto brillante per il mercato immobiliare italiano. Grazie al comparto degli uffici, a quello alberghiero e all’attrattività di Milano, i volumi di investimento hanno raggiunto un livello record superando per la prima volta i €12 miliardi con un incremento del 46% rispetto all’anno precedente. Livelli mai raggiunti prima si sono verificati anche relativamente all’assorbimento di spazi in affitto, sia lato uffici su Milano e Roma, che logistica. L’inizio 2020 ci ha offerto un primo trimestre dinamico e positivo, mentre per il secondo trimestre prevediamo sicuramente un calo.
Gli impatti della pandemia di COVID-19 sull’economia, sulle aziende e sulla vita di tutti noi sono innegabili. Nonostante ci sia un ampio consenso su una ripresa nella seconda parte dell’anno è ancora presto per definire gli impatti sul mercato immobiliare e sulla situazione economica in generale.
Che tempi prevede per la ripartenza del mercato?
La pandemia da Covid-19 è in continua evoluzione ed è per tanto difficile valutare l’impatto nel lungo termine, sicuramente la durata della crisi inciderà sulla velocità della ripresa. Per quanto riguarda il commercial real estate italiano, dopo un primo trimestre di sostanziale stabilità almeno per quanto riguarda gli investimenti, ci aspettiamo un maggiore impatto nel secondo trimestre e una ripresa graduale dopo l’estate anche se, in ogni caso, bisognerà aspettare il vaccino contro il Covid-19 per poter ipotizzare un completo ritorno alla normalità.
Nel comparto degli uffici, le attività di investimento e leasing vengono posticipate e ci attendiamo una crescita dei canoni più debole; nel lungo periodo però i fondamentali rimangono solidi: la vacancy di spazi di grado A è ai livelli minimi in Europa e ci attendiamo che la domanda per questi spazi crescerà ulteriormente grazie ad una maggiore attenzione da parte delle corporate ad aspetti quali la tecnologia, la sicurezza e la salute.
Per quanto riguarda il comparto logistico, il traffico delle merci e delle persone ha subito un deciso arresto e la scarsità di materiali grezzi e ricambi ha impattato le catene di approvvigionamento del settore industriale sia in Europa che altrove creando difficoltà per i brand nell’approvvigionarsi. Le fabbriche sono state chiuse così come i negozi fisici in molti Paesi. L’aumento dello shopping online, in particolare per la spesa, che si è verificato potrebbe diventare strutturale comportando l’aumento della richiesta di magazzini logistici last mile. La pandemia ha messo in evidenza l’importanza delle catene di approvvigionamento e della logistica immobiliare. Nel prossimo futuro ci attendiamo un’accelerazione negli investimenti in automazione e robotica e una maggiore attenzione alle specifiche tecniche degli edifici e alla loro ubicazione.
Le misure restrittive messe in atto da molti Paesi hanno avuto effetti immediati sul settore retail e su quello alberghiero come conseguenza delle restrizioni sugli spostamenti, sugli eventi e sulle attività. Sebbene sia oggi difficile valutare le conseguenze sul mercato, è chiaro che la situazione attuale avrà implicazioni a breve e lungo termine sulla domanda dei consumatori, sui costi operativi degli operatori e sulla domanda di spazi. Quali scenari ci aspettiamo per il retail? Probabilmente nel prossimo futuro questo settore sarà caratterizzato da una de-globalizzazione delle catene di approvvigionamento, da uno slittamento verso l’omnichannel più rapido di quanto si prevedeva solo 3 mesi fa e da un’offerta sempre più orientata al consumatore.