Siamo lieti di ospitare la Dott.sa Patrizia Vianello, membro del Comitato Scientifico di Real-Estate 4.0.
Profilo di Patrizia Vianello
Fondatrice e Presidente per tanti anni di Ambiente SpA, azienda italiana che da oltre 35 anni lavora nel campo della consulenza & ingegneria ambientale e che opera su tutto il territorio nazionale con sedi a Carrara, Firenze, Milano, Venezia, Roma, Taranto, Ravenna.
Ogni sede è organizzata in team multidisciplinari (infrastrutture, Costruzioni, Industria, Energia, Siti contaminati, Oil&Gas, Acque) in grado di dialogare per le specifiche competenze con gli Enti e le autorità di controllo in campo ambientale. Più specificatamente nel settore del Real Estate, Ambiente SpA ha da tempo intrapreso la strada di una progettazione ambientalmente sostenibile.
Nelle comunità di Ambiente SpA, la sensibilità delle persone rispetto al well living è in crescita. Vivere e lavorare in spazi confortevoli a basse emissioni, disporre di spazi urbani “green” dove socializzare e passare il tempo libero, è una necessità per le nostre città e un must per la nostra progettazione.
La Riqualificazione di aree urbane dismesse offre molti vantaggi dal punto di vista urbanistico-architettonico, prestandosi a trasformazioni interessanti sia come volumetrie sia come disposizione e rimodulazione degli spazi.
La gestione ambientale di questi tipi di progetti richiede profonde conoscenze tecniche e capacità manageriali, che rappresenta un impegno costante di Ambiente SpA.
Buongiorno Dottoressa, vuole raccontarci la sua giornata tipo in questa fase di emergenza Coronavirus?
La giornata tipo in tempo di emergenza Coronavirus, è di sicuro caratterizzata dall’ormai plurinominato Smart Working, prevalentemente effettuato dalla propria abitazione. Nonostante infatti fosse possibile per noi, in ragione del codice Ateco posseduto, continuare ad operare quasi regolarmente in azienda, fanno eccezione le sole attività di cantiere temporaneamente fermate, abbiamo prudentemente scelto di optare per il lavoro in remoto fin dai primi giorni di marzo.
Un’esperienza molto particolare ed interessante, di cui tutti in azienda (soprattutto le generazioni più mature), abbiamo apprezzato la praticità, la semplicità e l’efficacia. Un’esperienza che senz’altro, almeno in parte punteremo a consolidare, pur non dimenticando e non sottovalutando il fatto che lo stare insieme, il contatto diretto, l’interazione quotidiana, oltre ad alimentare formazione, crescita e competitività professionale, costituiscono anche gli elementi di coesione di quella “comunità” vitale ed evolutiva che un’azienda deve sentire di essere.
Personalmente ho apprezzato particolarmente questo nuovo modo di lavorare che mi ha permesso di vivere ritmi sempre molto fitti dal punto di vista dell’intensità del lavoro, ma molto più gratificanti per l’efficacia delle azioni e l’ottimizzazione del tempo disponibile. Ho migliorato moltissimo la comunicazione, il dialogo ed il confronto interno e ho potuto dedicarmi ad approfondimenti di cui da anni lamentavo la mancanza. Infine anche il poter vivere più tempo nella calma e nella tranquillità della mia casa mi hanno ridato carica, concentrazione ed energia per capire meglio alcuni aspetti interni e per immaginare nuovi servizi e nuove frontiere di mercato. Insomma non mi sono sentita “prigioniera” delle mura di casa ma piuttosto protetta e “privilegiata” per il fatto di poter ugualmente continuare a “lavorare”, a differenza di molti, nelle migliori condizioni di comfort e di valorizzazione del mio tempo.
Il 2019 ha chiuso registrando buoni segnali di ripresa del mercato. Che impatto prevede che avrà questa crisi sull’andamento del mercato in cui operate?
Il settore in cui operiamo si chiama “ambiente”, in esso confluiscono tutte le esigenze della comunità in rapporto all’ambiente in cui viviamo e nel quale lavoriamo. Pertanto, immagino che alcuni servizi che offriamo, potranno risentire della crisi economica che seguirà l’epidemia da Covid19, ma per altri si assisterà ad uno sviluppo legata alle emergenze del Paese.
Penso ad esempio ai servizi ambientali legati al mondo delle infrastrutture dei trasporti (solo RFI promette appalti per 13,8 miliardi entro il 2020), al dissesto idrogeologico (oltre 361 milioni di euro contenuti nel “Piano operativo sul dissesto idrogeologico per l’anno 2019”), alla gestione dei rifiuti ed alle relative necessità impiantistiche, alla richiesta di nuova sostenibilità per le nostre città e le nostre abitazioni, per non parlare dei grandi temi ambientali globali quali il cambiamento climatico (alla base del quale stanno anche alcune delle ultime drammatiche vicende) e la necessità di fonti energetiche rinnovabili.
In Italia riparare i danni costa molto più che prevenirli. Solo per gli aspetti legati al dissesto idrogeologico e agli eventi estremi legati ai cambiamenti climatici, Ispra stima che dal 1998 al 2018 l’Italia ha speso circa 20 miliardi di euro per rimediare agli effetti del dissesto a fronte di 5,6 miliardi di euro investiti in progettazione e realizzazione di opere di prevenzione (circa 300 milioni l’anno). Rinnovare, potenziare e valorizzare la cultura della ”prevenzione” e della rimozione delle cause di tanti disastri alla sorgente, è un approccio che le istituzioni non possono oltremodo rimandare e che può creare tante nuove opportunità di lavoro e di sviluppo per il nostro settore.
Mi aspetto dunque che l’impegno e gli investimenti verso politiche forti ed innovative di sostenibilità ambientale vadano crescendo, sostenendo lo sviluppo di tutte le attività professionali connesse .
Che tempi prevede per la ripresa?
Penso che il mercato riprenderà velocemente a muoversi e a produrre. Dopo una sosta forzata è normale che, complessivamente, energie rimaste improvvisamente ed inaspettatamente bloccate e compresse per un periodo lungo, vedano una ripresa frizzante ed evolutiva. Non sarà cosi per tutte le attività però, io penso. Il cambiamento del mercato sarà importante, strutturale ma non positivo per tutti. Alcune attività avranno difficoltà a riprendere, forse anche a “riaprire”, in particolare quelle che prima della chiusura avevano già delle difficoltà e punti di debolezza, le produzioni meno tecnologiche e già da prima con difficoltà di mercato perchè poco innovative e superate nei servizi/prodotti offerti o anche solo nella metodologia ed organizzazione del lavoro e di approccio al mercato. Altre attività invece avranno prospettive luminose e nuovi orizzonti di mercato. Le tecnologie informatiche e della digitalizzazione saranno sempre più in sviluppo, sia nei loro propri mercati che in quelli di chi ne utilizzerà e implementerà l’applicazione nei propri cicli di lavoro. I cambiamenti e le trasformazioni saranno importanti e l’adeguamento non sarà facile per tutti. Insomma la “ripresa” non sarà certamente “recupero” di tutto ciò che è andato perso nel lockdown.
Il Covid 19 porta con se la forza dell’evento; i grandi eventi producono sempre trasformazioni che prima del loro aver luogo non erano nemmeno pensabili. La forza dell’evento, della pandemia da Covid 19, al di là di quel grande fatto improvviso che è stato il lockdown a livello quasi globale, mai accaduto prima, soprattutto come atto volontario dei tanti governi che lo hanno decretato, porterà inevitabilmente molti altri cambiamenti irreversibili nel lavoro e nella vita delle persone. Il distanziamento sociale rimarrà a lungo un’opzione molto praticata, cambierà l’impostazione degli spazi in cui vivere e lavorare, ci si sposterà di certo meno per motivi di lavoro e forse anche per turismo, in compenso ci si connetterà sempre di più.
Un grande cambiamento della società e del mondo economico è in atto, ma è ancora troppo presto per immaginarlo in tutta la sua portata.
Ci può dare qualche indicazione sulle opportunità commerciali che, secondo lei, si svilupperanno nel mercato domestico nei prossimi mesi. Cosa consiglia ai professionisti del settore?
Io penso che il modo con cui si è riusciti a rispondere al Covid19 ed al conseguente Lockdown in molte attività economiche ma non solo, basti pensare al mondo dell’istruzione scolastica, e penso soprattutto allo Smart Working ed al telecollegamento , abbia solo accelerato un trend comunque già iniziato da tempo e gia inevitabilmente proiettato verso il futuro.
Informatizzazione, digitalizzazione, interconnessione sono parole chiave di modi di operare che non potranno più tornare indietro ma che invece avranno un’evoluzione sempre più accelerata. E’ da questi termini e dal loro sviluppo concettuale che si configura la prospettiva di lavoro per il futuro.
I giovani dunque, così come anche tutti coloro che operano nei settori professionali, non potranno prescindere da una formazione e una cultura informatica e digitale che sarà fondamentale per qualunque attività essi vorranno intraprendere o, se già intrapresa, sviluppare. Si continuerà certamente a studiare, disegnare, progettare, valutare, ma sempre più queste attività saranno caratterizzare da contenuti informatici e digitali senza i quali non potrà esserci nè crescita né successo. Poi ci vorrà anche multidisciplinarietà, interdisciplinarietà e, al loro interno, tanto “specialismo” ma in ogni modo sempre nel contesto di un’organizzazione di cui l’informatizzazione costituirà la base fondamentale e portante. Serviranno sempre più “informatici” per organizzare le nostre società ed il nostro lavoro ma serviranno anche tecnici specialisti a forte preparazionee informatica.
Poi naturalmente sarà molto importante puntare a temi suscettibili di sviluppo futuro.
La “sostenibilità ambientale” sarà senz’altro ancora per molto tempo un ambito di lavoro interessante anche per l’ampiezza e la diversificazione delle tante opportunità che ne derivano. Come già sopra accennato, sul tema ambientale in Italia, per fortuna o per sfortuna, c’è ancora molto da fare, dal mondo dell’industria, a quello delle grandi costruzioni, delle infrastrutture di servizio pubblico, cosi come fino all’agricoltura ed al turismo. Tutti i settori economici sono investiti dalla problematica ambientale. Trasversale a tutti poi il tema dell’energia che, attraverso lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili, sta producendo tante occasioni di nuovo lavoro. Da ultimo anche le città, nelle loro necessità di rigualificazione e rigenerazione a minor consumo possibile di suolo e volumi, nella prospettiva di un miglioramento della vivibilità e del risparmio dei consumi, stanno andando a costituire un nuovo tema di lavoro ad impronta “ambientale” in cui le diverse discipline tecniche ma anche sociali, giuridiche ed economiche vanno a confrontarsi nell’ambito di una interdisciplinarietà che porta a soluzioni innovative e futuribili di grande valore.